Recensione semi-seria della Fujifilm X-T2
Quando lavoro ai matrimoni vago tra gli ospiti con uno zaino gigante, di circa 10 chili (che suscita spesso battute e mi rende simile ad una tartaruga ninja). Nonostante lo zaino sia ben fatto e non mi crei problemi alla schiena, reggere la giornata con così tanta attrezzatura è decisamente faticoso. La dura vita del matrimonialista paranoico con attrezzatura doppia: almeno due reflex, obiettivi zoom e fissi che garantiscano la copertura totale delle situazioni anche in caso di rottura, doppio flash, un quintale di batterie e schedine, varie ed eventuali.
Dopo diversi anni con questo bel carico sulla schiena e sui polsi per almeno 8 mesi l’anno ogni fine settimana, è facile capire perché l’arrivo delle varie mirrorless di successo faccia facilmente gola. Mesi di ricerche e dubbi, nella vana speranza che Canon tirasse fuori una mirrorless professionale che valesse la pena comprare (e innumerevoli rumors che continuavano ad illudermi a riguardo). Poi un amico molto molto gentile (grazie Andrea!) ha acconsentito a prestarmi per qualche giorno la sua Fujifilm X-T2, equipaggiata con un 18-55 f2.8-4 da kit. Ho quindi deciso di fare un po’ di prove per rendermi conto dei reali vantaggi o svantaggi della Fuji rispetto alla mia attrezzatura attuale.
Questa sorta di recensione/confronto si basa esclusivamente su una percezione personale dopo 1 settimana di utilizzo (quindi non certo completa). Nessuna tifoseria da squadra di calcio, né tanto meno pretesa di analisi tecnica delle macchine considerate, dato che non ho fatto test tecnici approfonditi. Per quelli vi consiglio di fare una ricerca su siti ben più accreditati, come dpreview.com.
Cercherò di pubblicare immagini non lavorate per dare un’idea di quello che è realmente ciò che si ottiene in situazioni di assoluta normalità casereccia.
Ecco un resoconto di quella che è stata la mia esperienza.
Il peso
Da quando sono diventata una fotografa professionista piano piano è andata scemando la mia voglia di passare i weekend in giro con la reflex a fare foto per piacere. La fatica costante su braccia, schiena e polsi, tra peso dell’attrezzatura e lavoro al computer, scoraggia davvero. Ultimamente mi sono ritrovata più spesso a fare foto per piacere con vecchie analogiche (nessuna postproduzione! Evviva!) o con il cellulare (le lenti leica del Huawei P10 non sono per niente malaccio). Certo, non si può fare un paragone, ma la stanchezza influisce davvero tanto sulla voglia creativa.
Quando ho preso in mano la X-T2 il primo pensiero è stato: CAVOLO, E’ una piuma.
Se escludiamo batteria e scheda, la X-T2 della Fujifilm pesa 457gr, mentre la Canon 5d Mk4, che normalmente utilizzo, ne pesa 800. Quasi il doppio e si sente.
Il discorso ovviamente può variare molto in base all’obiettivo montato, ma indicativamente:
- con Canon in media il peso medio sui polsi sta sul kg e mezzo (peso minimo con il 50mm senza flash: circa 1,2kg), con flash arriva a 2kg e oltre, in base all’obiettivo.
- con Fuji il peso medio sta tra gli 800gr e il kg (peso minimo con 35mm senza flash: circa 680gr), con il flash arriva a 1,3kg e oltre in base all’obiettivo.
Se volessimo fare un confronto ampio su un’attrezzatura completa (2 corpi macchina, 6 obiettivi tra zoom e fissi, 2 flash, schede e batterie):
- Attrezzatura completa Canon che mi porto dietro, circa 6,4kg.
- Attrezzatura equivalente Fuji, circa 4,3kg.
2 chiletti di differenza che non farebbero proprio schifo alla schiena.
Il “feeling”
Quando leggo i dibattiti tra fan di Fuji e fan di Sony, l’altra casa che ora va per la maggiore per quanto riguarda le mirrorless, una delle cose che salta fuori più spesso è l’aspetto dei comandi e del “feeling” con la macchina.
Leggo molte critiche riguardo alla Sony, spesso si parla di comandi scomodi per le modifiche in tempo reale, di una gestione troppo complessa e poco pratica per chi fa foto in situazioni critiche come i matrimonialisti. Premetto di non aver ancora avuto modo di sperimentare sul campo con una mirrorless Sony, ma per quanto riguarda la Fuji posso dire di essermi abituata davvero in fretta.
Dopo un’iniziale spiazzamento per tutte le rotelline presenti e per la regolazione del diaframma sulla ghiera dell’obiettivo, è bastata una mezzoretta d’utilizzo per trovarmi già a mio agio. Il giorno dopo istintivamente cercavo la regolazione degli ISO anche sulla Canon. Si vede che la Fuji ha alle spalle una storia fotografica notevole, che i progetti sono studiati bene per mettere il fotografo a proprio agio e agevolarlo il più possibile. Impatto decisamente positivo.
Il mirino elettronico
Il trauma del mirino un po’ c’è, devo ammetterlo. Quando si è abituati al mirino della reflex passare ad una mirrorless da comunque una sensazione strana, di “finto”. Di fatto lo è, è uno schermo. Ma tutto sommato, dopo il trauma iniziale, ci si abitua facilmente e ha i suoi vantaggi:
- quello che si vede è ciò che effettivamente otterremo nella foto definitiva. Niente sorprese. E’ molto più semplice accorgersi prima di eventuali problemi e prevenire prima di scattare in caso di bilanciamento del bianco sbagliato o problemi di esposizione
- E’ possibile attivare segnalazioni di vario genere, che aiutano nel lavoro pratico ad evitare problemi
- Particolarmente utile se si utilizza la messa a fuoco manuale il focus peaking: le zone a fuoco avranno i bordi colorati di rosso. Una manna dal cielo!
Ci sono state alcune occasioni in cui il mirino ha rallentato e per qualche secondo l’immagine andava a scatti. Questo non sembrava influire sul funzionamento della macchina in fase di scatto, ma sarebbe comunque un punto da chiarire.
L’espansione della gamma dinamica
La prima prova che ho fatto è stata alle 13 in una giornata di pieno sole. Ho letto spesso online giudizi positivi sulla Fuji riguardo alla gestione delle situazioni di forte contrasto e volevo vedere subito se questa cosa fosse vera.
La Fujifilm ha implementato un’espansione della gamma dinamica (DR, Dynamic Range) del 200% o del 400%, che permette di gestire meglio le situazioni come queste evitando di bruciare le luci e conservando più informazioni relativamente alle zone d’ombra.
In alcuni casi l’espansione del 400% l’ho trovato leggermente eccessivo, sembra dare un effetto che si avvicina troppo all’HDR innaturale; può essere comunque una buona soluzione in certe situazioni.
La messa a fuoco
Ho lavorato molto con la 5dmark2 e con la Canon 6d, che non è certo nota per il suo sistema di messa a fuoco eccellente. Con l’arrivo della 5d Mark IV ho fatto un salto da gigante ovviamente, ma questo non mi ha impedito di stupirmi comunque per l’ottimo sistema di messa a fuoco della X-T2.
Ho provato la macchina in varie situazioni, compresa la sera con scarsa luce. Ho provato il singolo punto, ma anche la modalità di tracking per i soggetti in movimento (non tutte le varianti). Ho trovato la messa a fuoco molto precisa e difficile da mettere in difficoltà, anche in situazioni complicate.
Alti ISO e rumore
In genere io cerco di lavorare senza flash se non sono obbligata. Prediligo la luce naturale e per questo motivo ho bisogno di avere una macchina capace di lavorare bene ad alti, se non altissimi ISO.
Con la 6d, se proprio necessario, mi sono spinta fino agli 8000, forse in qualche raro caso 10000 ISO, consapevole del rumore e scarsa nitidezza, ma con un risultato gestibile in postproduzione. Con la 5d Mark IV mi spingo fino a 12800 in casi estremi.
Con la X-T2 ero curiosa di vedere se fosse possibile lavorare a ISO così alti e avere comunque un buon risultato.
La risposta è SI.
Le immagini della Fuji hanno un rumore che risulta molto più piacevole alla vista, ricorda di più la grana della pellicola e sembra meno “digitale”. Questo vuol dire che, anche con rumore visibile, le immagini che si ottengono sono comunque buone. Credo sia assolutamente possibile spingersi fino a 12800.
APS-C VS Full Frame
Una delle obiezioni che sento più spesso è quella riguardo al sensore APS-C della Fuji.
Dopo tanti anni di lavoro con le full frame indubbiamente preoccupa tornare al formato ridotto, ma facendo un’analisi dei test reperibili online e con qualche prova sul campo, è facile rendersi conto di quanto la Fuji abbia fatto un ottimo lavoro.
Per quanto riguarda la nitidezza delle immagini, è impercettibile la differenza rispetto ad una 6d, con sensore full frame. Confrontandola con la 5d il discorso cambia, la 5d è indubbiamente più nitida (anche se la differenza non sempre è così evidente).
Uno degli aspetti che però ancora mi lascia forti dubbi è quello della profondità di campo.
La profondità di campo
Ecco uno dei veri tasti dolenti per me.
Io lavoro moltissimo con diaframmi aperti, cosa che è diventata in qualche modo anche una cifra stilistica nelle mie foto. Lavoro spesso ad aperture che vanno dall’1.4 al 2.8.
Con il formato APS-C, purtroppo c’è una grossa differenza.
Avendo avuto a disposizione solo un obiettivo con diaframma 2.8-4, mi sono concentrata sul confronto con queste aperture.
Il risultato è che con un obiettivo Fuji F.2.8 si ottiene più o meno una resa estetica e una sfocatura simile ad un F4 della Canon. Avere quindi una resa simile all’F1.4 di Canon è attualmente impossibile.
L’obiettivo più aperto della Fuji è il 56mm F1.2, che equivale ad un 85mm con la profondità di campo simile a un F2.
Esistono poi diverse focali fisse con diaframma F1.4, la situazione quindi non è certo tragica. Ma per quanto riguarda gli zoom, ad esempio, l’apertura maggiore disponibile è F 2.8, quindi nulla che equivalga al 24-70 F2.8 della Canon.
Non male, ci si può accontentare indubbiamente. Non per tutti questo aspetto è un problema. Ma nel mio caso ho purtroppo ancora qualche remora.
Prezzo e accessori necessari
Il prezzo delle ammiraglie Fuji è nettamente inferiore rispetto ad altre case. Il formato APS-C mantiene costi più bassi e anche per quanto riguarda le ottiche, di ottima qualità, si riesce facilmente ad avere un’attrezzatura di base con un costo abbastanza contenuto.
Le batterie delle mirrorless però hanno una durata decisamente inferiore a quelle delle reflex. Questo è un problema noto a tutti, una delle possibili soluzioni è acquistare il Grip che permette di montare più batterie (andando però ad aumentare il peso). In ogni caso è necessario, quando si lavora nel settore matrimoniale o in altri settori che richiedono molte ore consecutive di lavoro, considerare che serve un notevole numero di batterie e che andranno cambiate spesso durante la giornata. Un piccolo prezzo da pagare per la leggerezza.
Conclusioni
Eh, conclusioni. Sembra facile!
Per quanto riguarda l’argomento postproduzione e problemi con Lightroom vi rimando a questo articolo dedicato: http://danielaserpi.it/2018/02/27/elaborare-i-raw-della-fuji-con-lightroom/
Diciamo che la mia conclusione è che la Fujifilm X-T2 sia un’ottima macchina. Ben costruita, robusta, leggera, funzionale, affidabile, professionale. Lavora bene nella maggior parte delle situazioni. Le immagini che tira fuori sono belle, spesso hanno un qualcosa in più rispetto a quelle ottenute con Canon. Tende a gestire meglio le situazioni di contrasto e anche i colori in caso di luce artificiale. L’impressione è che sia più facile avere un buon risultato già in macchina, almeno per quello che è il mio gusto. L’amore insomma è scattato.
Se dovessi fare un confronto con la 6d della Canon la Fuji vincerebbe a mani basse dal mio punto di vista. Ho qualche difficoltà però a cedere sulla 5d mark IV. Ci lavoro così bene che al momento non riesco a considerare seriamente un cambio, ma potrei pensare ad un affiancamento. Si tratta però di scelte personali.
Penso che chi voglia dare la priorità alla leggerezza, possa tranquillamente preferire la Fuji X-T2, un’ottima macchina, assolutamente in grado di reggere un lavoro professionale. La 5d Mark IV resta ancora superiore per quanto riguarda nitidezza e definizione dell’immagine, garantisce risultati in ogni settore fotografico e, una volta che ce l’hai in mano, non è facile decidere di abbandonarla. Allo stesso modo non è facile abbandonare un corredo di lenti completo, che mi permette di lavorare con diaframmi molto aperti.
Continuo a sperare che Canon tiri fuori dal cappello una meravigliosa mirrorless di fascia professionale, che mi permetta di mantenere le ottiche pur con un corpo nettamente più leggero. Non sono sicura che sia possibile (se full frame, le mirrorless hanno comunque un peso maggiore) e in ogni caso i costi sarebbero probabilmente notevoli rispetto a quelli della Fuji.
Quindi per ora continuo a pensare all’ipotesi di acquistare una Fuji come secondo corpo macchina in sostituzione della 6d, accompagnata da qualche ottica fissa leggera (che vorrei avere modo di provare, per rendermi conto della resa a diaframmi molto aperti), da poter utilizzare sia nel lavoro quando gli ingombri sono un problema, sia per progetti personali o da infilare in borsa per una passeggiata fotografica.
Poi chi lo sa. La tecnologia è in continua evoluzione e quest’anno si preannunciano novità da varie case produttrici (sempre ammesso che i rumors non siano ancora illusioni!). Staremo a vedere.
Se avete avuto esperienze simili, se avete un parere diverso, lasciatemi un commento e raccontatemi.