Sono appena stata ammessa nell’associazione FPJA, Family PhotoJournalist Association. Mi è sembrata l’occasione giusta per spiegare a chi non lo sa, in cosa consiste esattamente quello che si chiama “Photojournalism“, o che io preferisco chiamare “storytelling“.

In italiano sarebbe “fotogiornalismo”, ma c’è da dire che nel nostro paese ha ancora una connotazione esclusivamente legata a quello che è il lavoro giornalistico vero e puro, quindi relativo a quotidiani e periodici di approfondimento. Sono fotogiornalisti anche i fotografi di guerra e tutti quelli che in generale danno un taglio “giornalistico” e di inchiesta al loro lavoro, spesso andando in territori pericolosi e rischiando per la propria incolumità.

Da un po’ di tempo però, la parola americana ha iniziato ad ampliare il proprio significato e comprendere al suo interno anche la fotografia di reportage legata alla vita privata, la famiglia, i figli, gli eventi importanti.

Il photojournalism utilizza i concetti di base del giornalismo e del documentario, applicandoli alla fotografia di famiglia.

Lo scopo è quindi quello di realizzare delle foto assolutamente spontanee, inserendosi silenziosamente in un momento di vita reale e documentandone il suo naturale svolgimento.

Vita reale, ambienti reali, emozioni reali.

Le famiglie sono bellissime nella loro autenticità, un ricordo creato in questo modo sarà per sempre capace di farci rivivere quel momento o quel periodo della nostra vita, per quello che è realmente stato.

Questo tipo di fotografia può essere fatta da un fotografo specializzato nel settore in qualsiasi evento della vostra vita:
gravidanza, nascite, eventi e cerimonie di ogni genere (compleanni, battesimi, lauree, matrimoni…).
Allo stesso modo, la tecnica fotografica del photojournalism può essere utilizzata anche nei ritratti in situazioni di vita normale: una passeggiata in spiaggia, un picnic, cucinare una torta insieme o giocare con i figli nella propria casa o giardino…

Non è necessario un evento straordinario per creare un ricordo, questi sono solo alcuni esempi di situazioni dove si può realizzare un servizio di questo genere. Il filo conduttore è la spontaneità.

Come dicevo, preferisco usare la definizione “storytelling”, raccontare una storia. Di fatto è questo che faccio. Racconto la vostra storia attraverso le immagini.

E’ un metodo di lavoro in cui credo molto: nella nostra epoca fatta di un’esagerata voglia di apparire, spesso ci si ispira a canoni estremi dimenticandosi di quanto, in realtà, ognuno di noi possa essere bello nella sua spontaneità e naturalezza.